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La terapia cognitiva basata sulla mindfulness (MBCT) per il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è un trattamento innovativo, standardizzato e strutturato in un manuale, ideato per migliorare significativamente la condizione clinica e la qualità della vita delle persone affette da DOC. Questo programma è frutto delle ricerche scientifiche e dell’esperienza clinica del dott. Fabrizio Didonna, e descritto nel suo manuale “Terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo” pubblicato da Guilford Press a New York. La terapia combina efficacemente gli strumenti della terapia cognitivo-comportamentale con i principi e la pratica della mindfulness e della compassione.

Il programma terapeutico nasce da oltre vent’anni di esperienza del fondatore con centinaia di pazienti affetti da DOC e quasi due decenni di pratica e insegnamento della meditazione mindfulness, specialmente nel contesto della Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness (MBCT). Questo trattamento per il DOC è ispirato e derivato dal protocollo MBCT per la depressione (elaborato da Segal, Williams e Teasdale), in termini di struttura, obiettivi generali e vari esercizi. Tuttavia, la MBCT per il DOC presenta obiettivi e razionali in parte diversi rispetto a quelli per la depressione, con numerosi esercizi, pratiche, temi e materiali originali creati appositamente per questa specifica popolazione clinica.

L’elemento centrale della MBCT per il DOC è rendere i pazienti consapevoli dei processi mentali e dei meccanismi cognitivi tipici del disturbo, aiutandoli allo stesso tempo a sviluppare un rapporto nuovo e sano con la propria esperienza interna (pensieri, emozioni e sensazioni fisiche). Attraverso un addestramento continuo e intensivo, i pazienti imparano a percepire i pensieri come semplici eventi mentali, innocui e transitori, indipendentemente dal loro contenuto e dalla carica emotiva. Capiscono che non è necessario contestarli, modificarli o evitarli, ma piuttosto osservarli con una consapevolezza più ampia, decentrata e realistica.

Con il tempo e mediante una pratica intensiva sia durante le sedute che a casa, questo programma terapeutico mira ad aiutare le persone con DOC a riconoscere i meccanismi distorti e disfunzionali specifici e/o generici che attivano e mantengono il loro disturbo. Inoltre, insegna loro nuove strategie efficaci per sospendere e neutralizzare tali meccanismi, sviluppando modalità stabili e sane per relazionarsi con la propria esperienza interna.

 

Una componente essenziale del programma consiste nella pratica svolta a casa, al di fuori delle sedute, attraverso l’uso di tracce audio contenenti esercizi guidati. Questi esercizi supportano e incoraggiano lo sviluppo della pratica autonoma da parte dei partecipanti, richiedendo circa 1 ora al giorno per 7 giorni alla settimana. Durante ogni seduta, i partecipanti possono condividere le loro esperienze relative alla pratica domestica, discutere eventuali ostacoli o difficoltà incontrati e ricevere consigli su come affrontarli in modo efficace. Ogni incontro è focalizzato su un tema centrale per il problema ossessivo, esplorato attraverso dialoghi, discussioni di gruppo e pratiche di mindfulness.

Numero di Sedute e Durata

Il programma di Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness per il Disturbo Ossessivo Compulsivo prevede 11 sedute, ciascuna della durata di 3 ore. Fanno eccezione la terza seduta, che dura 1 ora e mezza ed è svolta insieme ai familiari e/o ai partner dei partecipanti, e l’undicesima seduta, che consiste in una giornata intera dedicata alla pratica intensiva e alla riflessione sull’intero corso.

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Il programma di terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo si fonda su sette componenti essenziali, che supportano il suo razionale e lo rendono unico e originale:

  1. Comprendere: Durante ogni seduta, il gruppo e l’istruttore aiutano i partecipanti a sviluppare una comprensione più profonda del funzionamento del disturbo ossessivo compulsivo, inclusi i fattori predisponenti, attivanti e di mantenimento. Si insegna come la mindfulness possa intervenire efficacemente per sostituire le abitudini mentali e i meccanismi patologici con comportamenti sani e adattivi, e stili di pensiero incompatibili con i meccanismi del disturbo. “Capire è il primo passo per guarire”. Quando i partecipanti comprendono che le soluzioni adottate finora per gestire il loro disagio sono diventate il vero problema, diventano più motivati a praticare gli insegnamenti e gli esercizi di mindfulness, considerati antidoti alle loro vecchie soluzioni e ai meccanismi del disturbo.
  2. Normalizzare l’esperienza ossessiva: Uno degli obiettivi chiave della terapia cognitiva e degli interventi basati sulla mindfulness è la normalizzazione dei disturbi psicologici. Le persone con disturbo ossessivo compulsivo spesso iniziano il programma con una visione patologica del loro problema e la convinzione che non miglioreranno mai, portando a un sentimento di impotenza e a stati depressivi. La normalizzazione aiuta i partecipanti a capire che le loro reazioni non sono così insolite, strane o folli come pensavano. Quando i comportamenti e le convinzioni comuni diventano estremamente intensi, può svilupparsi il disturbo ossessivo compulsivo. Normalizzare significa far comprendere ai partecipanti che chiunque avesse vissuto le loro esperienze e adottato le loro strategie difensive avrebbe probabilmente sviluppato un problema simile.
    Una strategia utile nel trattamento del disturbo consiste nell’aiutare le persone a sviluppare una spiegazione alternativa e non minacciosa del loro problema, riconoscendo che sono particolarmente sensibili a certe preoccupazioni e che reagiscono con comportamenti che, invece di ridurre, aumentano la frequenza dei pensieri intrusivi e l’ansia. Questi comportamenti compromettendo la qualità della loro vita.
    La mindfulness, attraverso i processi di decentramento, disidentificazione, accettazione e validazione dei sensi, può essere uno strumento potente nella normalizzazione. Aiuta i partecipanti a vedere la realtà per quello che è e a comprendere come la mente la distorce, portandoli ad adottare strategie e comportamenti controproducenti.
  3. Sviluppare fiducia e auto-validazione: La sfiducia è una componente chiave del disturbo ossessivo compulsivo, che attiva e mantiene i sintomi ossessivi. È essenziale aiutare i partecipanti a sviluppare una fiducia matura e reale in sé stessi, in particolare riguardo alla memoria e all’esperienza percettiva, e a validare internamente la loro esperienza, soprattutto quella sensoriale. Questo può essere uno degli interventi più potenti per trattare il disturbo. La fiducia è cruciale anche per aiutare i pazienti a esporsi agli stimoli che generano ansia senza reagire con comportamenti protettivi controproducenti (come i rituali compulsivi), permettendo loro di accettare terapeuticamente la loro esperienza di disagio.
  4. Intervento cognitivo: Simile alla terapia cognitiva basata sulla mindfulness per la depressione, l’intervento cognitivo è una componente fondamentale del programma. Vengono proposti diversi esercizi derivati dalla terapia cognitiva, che mostrano ai partecipanti i collegamenti tra pensieri ed emozioni e li aiutano a riconoscere le modalità di pensiero attive in loro. Questo permette di passare da una modalità concettuale (che dà significato agli eventi e attiva le ossessioni) a una modalità diretta, esperienziale e basata sui sensi, sviluppata attraverso la mindfulness. A differenza della terapia cognitiva standard, l’obiettivo non è modificare il contenuto dei pensieri, ma aiutare i partecipanti a cambiare il loro rapporto con i pensieri, le emozioni e le sensazioni fisiche. Attraverso questa nuova prospettiva, i pensieri sono visti come semplici eventi mentali transitori e innocui, che non necessitano di essere cambiati, sostituiti, combattuti o evitati, ma osservati con distacco. Gli interventi psico-educativi e gli esercizi cognitivi aiutano inoltre a comprendere meglio i meccanismi mentali, le credenze disfunzionali e le distorsioni del pensiero che attivano e mantengono il disturbo. Una volta appreso questo, i pazienti sono in grado di sospendere o prevenire tali meccanismi, riportandosi nel qui e ora, utilizzando il respiro o altri centri di attenzione.
  5. Addestramento intensivo nella mindfulness e nell’auto-compassione: La pratica regolare della mindfulness è indispensabile per aiutare i partecipanti a sviluppare nuove abitudini mentali e atteggiamenti salutari, che possono modificare efficacemente i meccanismi ossessivi. I partecipanti imparano a osservare pensieri, dubbi, impulsi e stimoli senza reagire o interpretarli, accettandoli per ciò che sono: eventi innocui e transitori che scompariranno se non vengono alimentati. Il decentramento e l’accettazione contribuiscono a sviluppare una percezione più equilibrata e non minacciosa dell’esperienza interna. La pratica regolare dell’auto-compassione e dell’auto-perdono è importante per ridurre progressivamente l’iperattivazione della colpa, del perfezionismo, dell’auto-svalutazione e del senso di responsabilità eccessivo, spesso presenti negli individui con disturbo ossessivo compulsivo. Attraverso questo addestramento, i partecipanti imparano a coltivare un senso di responsabilità sano, realistico e maturo verso le loro azioni e la loro vita in generale.

 

Esposizione consapevole: La pratica della mindfulness è un’efficace forma di esposizione all’esperienza interna ed esterna, sia in modo diretto che indiretto, con la capacità implicita di prevenire qualsiasi reazione ad essa (Didonna, 2009c). Durante il programma, i partecipanti sono gradualmente addestrati a esporsi e rimanere in contatto con ciò che normalmente evitano, combattono o cercano di evitare o allontanare. Per migliorare gli effetti dell’esposizione e ridurre l’attivazione di emozioni o reazioni negative, il programma integra specificamente la mindfulness con l’ERP (Esposizione e Prevenzione dei Rituali), chiamata Esposizione consapevole. Questa pratica aiuta i partecipanti a esporsi direttamente agli stimoli attivanti in uno stato di mindfulness, permettendo loro di vedere la realtà senza interpretazioni o giudizi verso pensieri intrusivi o altri stimoli attivanti. Imparano a usare i loro sensi in modo ottimale per “leggere” la realtà quando incontrano un’esperienza esterna disagevole, prevenendo reazioni inutili e controproducenti come i comportamenti protettivi e rituali.

Condivisione: Le persone con disturbo ossessivo compulsivo spesso provano vergogna a causa del loro problema e non riconoscono i loro sintomi come patologici o disabilitanti. Questo li porta a nascondere i loro problemi agli altri, spesso per anni, anche ai familiari e agli amici stretti. Nei gruppi di terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo, i partecipanti si trovano, spesso per la prima volta, in una situazione in cui possono condividere i loro problemi con altre persone che soffrono dello stesso disturbo. Questa condivisione ha un effetto terapeutico significativo. Partecipare a un gruppo di persone con lo stesso problema permette ai partecipanti di comprendere che non sono soli a soffrire di questo disturbo “strano” e invalidante. Il gruppo fornisce supporto nei momenti di difficoltà, offrendo nuovi modi di pensare ai problemi, permettendo una comprensione più profonda e beneficiando di suggerimenti utili da parte di chi ha ottenuto miglioramenti. I membri del gruppo possono supportarsi reciprocamente o semplicemente condividere le loro esperienze, anche al di fuori delle sedute di gruppo.

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SEDUTA 1: Essere presenti nel momento presente come primo passo verso la libertà

L’obiettivo principale di questa seduta è aiutare i partecipanti a comprendere il concetto di mindfulness, iniziando a capire come possa essere un antidoto efficace al Disturbo Ossessivo Compulsivo. Si esplora la relazione tra i meccanismi ossessivi (rituali, significati negativi, comportamenti protettivi) e i “piloti automatici” della nostra esperienza quotidiana. Attraverso gli esercizi della seduta, i partecipanti iniziano a riconoscere la tendenza della mente a vagare continuamente. Coltivare la capacità di riportare la mente al momento presente è una delle qualità essenziali della pratica di mindfulness. La mindfulness si manifesta quando riconosciamo la nostra tendenza a operare in modalità pilota automatico e iniziamo a diventare consapevoli di ogni momento.

SEDUTA 2: Comprendere la relazione tra Mindfulness e Disturbo Ossessivo Compulsivo

Questa seduta è incentrata sulla comprensione del rapporto tra mindfulness e Disturbo Ossessivo Compulsivo, poiché i meccanismi ossessivi rappresentano una grave mancanza nelle abilità di mindfulness (difficoltà attentive, fusione tra pensiero e azione, rimuginio, tendenza a interpretare i pensieri, ecc.). Attraverso la pratica di mindfulness e gli interventi psico-educativi, i partecipanti imparano a comprendere i meccanismi cognitivi che attivano e perpetuano il problema ossessivo e come la mindfulness può intervenire per modificarli. Concentrarsi sul respiro e sul corpo aiuta i partecipanti a diventare più consapevoli del continuo “chiacchiericcio” della mente (pensieri intrusivi, ossessioni, dubbi) e della sua tendenza a controllare le loro reazioni agli eventi quotidiani, come i rituali e le compulsioni.

SEDUTA 3: Aiutare i familiari a sostenere i pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo

Questa è una seduta psico-educativa rivolta ai pazienti e ai loro familiari o persone vicine. L’obiettivo è aiutare familiari e pazienti a capire e prevenire gli “ostacoli ambientali” al cambiamento, cioè i comportamenti dei congiunti che tendono a rinforzare e mantenere il disturbo. Durante la seduta:

  • Vengono spiegati il razionale e gli scopi del programma, così come i meccanismi mentali e comportamentali che attivano e mantengono il problema ossessivo, spesso alimentati involontariamente dai familiari (ad es. rassicurazioni, favorire i rituali compulsivi, ipercriticismo).
  • Si illustra cosa non è utile (o è controproducente) fare e cosa invece è utile per aiutare i pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo.
  • Si spiega come la pratica continua della mindfulness può modificare questi meccanismi e portare a un miglioramento terapeutico.

SEDUTA 4: Capire la propria sfiducia, sviluppare una vera fiducia

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo può essere visto come un “disturbo della fiducia”. Le persone con problemi ossessivi tendono a essere fortemente sfiduciate verso sé stesse, in particolare riguardo alla loro esperienza interna (memoria, attenzione, percezioni). Questo specifico modo di relazionarsi con gli stati interni può essere considerato come una grave mancanza di abilità di mindfulness. Per sviluppare la fiducia in sé stessi, il primo passo è coltivare intenzionalmente la consapevolezza della propria esperienza interna (pensieri, emozioni e sensazioni fisiche). Gli obiettivi della seduta sono:

  • Esplorare le diverse caratteristiche della sfiducia nei partecipanti.
  • Comprendere il ruolo e gli effetti della sfiducia nel Disturbo Ossessivo Compulsivo.
  • Capire come coltivare e sviluppare una sana fiducia.

SEDUTA 5: Usare i sensi per sviluppare fiducia

Le persone con problemi ossessivi spesso hanno poca fiducia nei propri sensi e prestano scarsa attenzione a essi, affidandosi solo ai loro pensieri e convinzioni, spesso distorti, per interpretare la realtà. Questa seduta si concentra sull’esperienza sensoriale e su come sviluppare una nuova relazione con i propri sensi, validandoli come fonte affidabile di informazioni. Questo aiuta ad avere una visione della realtà più oggettiva e chiara, prevenendo i meccanismi mentali patologici che portano a comportamenti ossessivi. L’idea di base è che i sensi non mentono mai, mentre la mente spesso mente. Validare i sensi è il miglior antidoto al dubbio ossessivo.

SEDUTA 6: Sviluppare una relazione sana con i pensieri

Pensare è una funzione normale della mente e i pensieri sono un suo prodotto naturale e potenzialmente utile; essi non costituiscono mai un problema di per sé. Il problema è il rapporto che le persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo hanno con i loro pensieri. Questo incontro mira ad aiutare i partecipanti a comprendere meglio il loro rapporto con i pensieri (ad esempio, la tendenza a identificarsi con essi, a giudicarli o interpretarli come minacce, a considerarli fatti reali, ecc.) e a sviluppare un atteggiamento neutro e distaccato verso i loro pensieri “problematici”, le emozioni e le sensazioni. Questo nuovo atteggiamento è incompatibile con i comportamenti problematici del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Gli obiettivi della seduta sono:

  • Coltivare e potenziare la mente osservatrice, ossia la parte della mente che osserva i pensieri con distacco.
  • Realizzare quanto è liberatorio capire che i pensieri sono solo eventi mentali innocui e transitori e non fatti reali.
  • Aiutare le persone a disidentificarsi dai loro pensieri e a decentrarsi da essi.
  • Riconoscere come le emozioni influenzano i pensieri e, di conseguenza, anche i comportamenti.

SEDUTA 7: Accettazione come primo passo verso il cambiamento

L’accettazione è un fattore fondamentale per gli individui con Disturbo Ossessivo Compulsivo. Questi individui trovano estremamente difficile accettare alcune esperienze normali e innocue, come pensieri intrusivi o ossessivi, emozioni spiacevoli (ansia, colpa, vergogna, disgusto) e sensazioni fisiche. La mancanza di accettazione è spesso il punto di partenza del disturbo. Per i pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo, accettare significa rinunciare consapevolmente e intenzionalmente a tutti quei comportamenti che servono a evitare esperienze interne indesiderate (es. ansia) ed essere disposti a provare le proprie emozioni e pensieri senza giudicarli o interpretarli in modo irrealistico. Gli obiettivi della seduta sono:

  • Relazionarsi con le esperienze in modo diverso, permettendo che siano come sono senza reagire (compulsioni, evitamenti, ricerca di rassicurazioni), giudicarle o cercare di modificarle.
  • Capire che questo atteggiamento di accettazione è importante per prendersi cura di sé stessi e vedere chiaramente cosa necessita di un cambiamento e cosa no.

SEDUTA 8: Il “fare” consapevole e l’esposizione consapevole

In questa seduta, i partecipanti sono aiutati a comprendere come la pratica della mindfulness possa sviluppare una “modalità del fare” più funzionale e consapevole, e un senso di responsabilità più realistico e maturo, che è distorto nelle persone con problemi ossessivi. La mindfulness aiuta a creare una relazione sana tra intenzioni e azioni, favorendo l’abbandono delle azioni ossessive e automatiche (come rituali e neutralizzazioni). L’esposizione consapevole, che integra la procedura ERP (Esposizione e Prevenzione del Rituale) con la mindfulness, è un esercizio fondamentale di questo programma, attraverso cui i partecipanti imparano a confrontarsi con gli stimoli ossessivi in modo consapevole e realistico. Gli obiettivi della seduta sono:

  • Comprendere il potere delle intenzioni e agire consapevolmente per le persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo.
  • Imparare a esporsi agli stimoli ossessivi in modo consapevole e realistico (esposizione consapevole).
  • Introdurre attività nutrienti e arricchenti nella vita per sostituire gli spazi occupati dai sintomi ossessivi.

SEDUTA 9: Sviluppare auto-compassione e auto-perdono

La compassione, in particolare l’auto-compassione, è una componente fondamentale di tutti gli approcci basati sulla mindfulness e può avere un grande potere terapeutico per le persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo. Aiuta a sviluppare un atteggiamento più gentile, indulgente e compassionevole verso sé stessi e a coltivare un senso di accettazione profonda verso la propria natura umana, fallibile e imperfetta. Un’altra attitudine associata all’auto-compassione è l’auto-perdono, introdotto in questa seduta come pratica formale. Gli obiettivi della seduta sono:

  • Coltivare e sviluppare l’auto-compassione per creare un rapporto diverso con la propria sofferenza e imparare a prendersene cura.
  • Coltivare e sviluppare l’auto-perdono per normalizzare i sentimenti di colpa e di responsabilità disfunzionali.

SEDUTA 10: Imparare a prendersi dei rischi consapevoli

La responsabilità autentica consiste nell’essere consapevoli del reale impatto delle nostre azioni e di come il nostro comportamento influisce su di noi, sugli altri e sul mondo. Uno dei modi migliori per sviluppare un senso di responsabilità adeguato e maturo, e una vera fiducia in sé stessi, è prendere consapevolmente rischi costruttivi, che non sono necessariamente collegati alla problematica ossessiva. Questo tipo di assunzione di rischi aiuta a sviluppare un senso di responsabilità autentico e a prevenire comportamenti evitanti e protettivi. Gli obiettivi della seduta sono:

  • Pianificare e implementare regolarmente rischi consapevoli nella propria vita.
  • Attuare “rituali liberatori” per normalizzare i comportamenti rituali e rafforzare i miglioramenti ottenuti attraverso il programma, motivando a cambiare e praticare la mindfulness.
  • Preparare i partecipanti ad affrontare la vita e le sue sfide dopo la fine del corso.

SEDUTA 11: Affrontare la vita con fiducia e superare gli ostacoli in maniera efficace

Questa seduta finale, organizzata come un breve ritiro di mindfulness, guida i membri del gruppo attraverso una pratica intensiva per rivedere quanto appreso durante il programma e rafforzare la motivazione al mantenimento della pratica. I partecipanti condividono i miglioramenti ottenuti e le difficoltà ancora presenti, discutendo su come hanno gestito gli ostacoli nelle dieci settimane precedenti. Si enfatizza l’importanza di continuare la pratica regolare della mindfulness dopo la fine del corso per mantenere e incrementare i miglioramenti e prevenire le ricadute. Come conclusione, i partecipanti discutono su come affrontare al meglio la vita reale con fiducia, sicurezza e libertà.

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