Acufene deriva dal termine greco akùo «udire» e phaínomai «manifestarsi», anche noto con il nome di tinnitus, dal latino «tinnire». Può essere chiamato in italiano tinnito, ed è riferito alla percezione di un suono che sussiste anche in assenza di una fonte esterna.
Il Centro Moses ha svolto una ricerca studiando l’effetto del Neurofeedback Dinamico non Lineare su 20 soggetti affetti da acufene dai 28 ai 68 anni.
Nella ricerca sono stati utilizzati quattro differenti questionari per inquadrare la condizione psicologica dei soggetti (ansia, depressione, gravità dell’acufene e soddisfazione soggettiva). Inoltre, è stata inserita una misura qualitativa per valutare il disagio soggettivo provato a seguito dell’acufene. Le persone incluse nel gruppo sperimentale hanno svolto 20 sedute di Neurofeedback Dinamico non Lineare con una frequenza monosettimanale e hanno compilato i questionari prima di iniziare il progetto, a metà e alla fine.
Alla conclusione dello studio, i risultati emersi sono stati:
- Diminuzione del fastidio causato dall’acufene
- Diminuzione delle preoccupazioni legate all’acufene e della disabilità percepita
- Diminuzione dei livelli depressivi e ansiosi legati e non all’acufene
- Aumento statisticamente significativo della qualità della vita per le variabili di soddisfazione per la funzionalità fisica e della soddisfazione per la gestione del sonno, dell’alimentazione e del tempo libero
I risultati finali hanno confermato le ipotesi iniziali. È interessante sottolineare come il miglioramento di ansia, depressione e qualità della vita ha avuto un’influenza positiva su tutti gli ambiti della vita della persona, non solo in relazione all’acufene. Per questo motivo inserire un percorso di Neurofeedback Dinamico non Lineare può contribuire a gestire efficacemente la sintomatologia depressiva e ansiosa, così come sostenere il miglioramento della qualità della vita in condizioni in cui quest’ultima può essere compromessa.
Considerata la sua diffusione l’acufene si colloca come problema di rilievo sociale. In molti casi si tratta di un disturbo transitorio di durata breve, associato a causa reversibile, come ascolto di musica ad alto volume, febbre, uso di farmaci. Tuttavia, nel 5-15% della popolazione generale, la percezione dell’acufene è incessante (Heller, 2003). Tra i pazienti acufenizzati, è stato stimato che l’85-96% lamenta una concomitante perdita dell’udito e solo l’8-10% riferisce udito nella norma (Barnea, et al., 1990). La percentuale tende a diminuire quando ci si riferisce a pazienti che chiedono aiuto, arrivando al 7%; di questi, circa il 2% ricerca una consulenza specialistica urgente (Savage, 2012). L’assenza di trattamento può aumentare la possibilità di cronicizzazione del disturbo, causando il peggioramento della qualità della vita della persona.
Il nostro studio non è certamente conclusivo in quanto le tematiche trattate sono complesse e necessitano di sempre più conoscenza e indagine. Nello stesso tempo è un buon punto di partenza per chi è interessato ad aumentare il proprio benessere con una metodologia totalmente sicura e non invasiva.