In ogni famiglia è presente la rabbia: è inevitabile semplicemente perché la rabbia nasce nel nostro cervello, è una parte della nostra fisiologia.

Sono molti i modi che le famiglie possono adottare per gestire la rabbia. Possono esercitare la rabbia come arma, colpendo l’altro; possono reprimerla; possono ignorarla e far finta che non esista; oppure possono usarla come natura vuole: ovvero come un mezzo per esprimere il proprio disagio e raggiungere la verità, mettendo in relazione i membri della famiglia in modo sano.

Ecco tre tipologie di famiglie in cui la rabbia è mal gestita…o non gestita:

1. La rabbia come un’arma: in questa famiglia, la rabbia è espressa in modo aggressivo: urlando, insultando o facendo commenti pungenti, lanciando oggetti, rompendo le cose, o facendo intimidazioni fisiche o minacce. La lezione che i bambini imparano è: “La persona più arrabbiata vince”

2. La rabbia repressa: in questa famiglia la rabbia è vista come inaccettabile o qualcosa di negativo. La lezione che i bambini imparano è : “La rabbia è qualcosa di negativo; se ti senti arrabbiato, sei cattivo. Non parlarne”

3. La rabbia ignorata: questa tipologia di famiglia tratta la rabbia come se non esistesse. Quando un membro della famiglia mostra rabbia, riceve poca attenzione. La lezione che i bambini imparano è: “La rabbia è inutile. Non perder tempo con essa. Non parlarne.”

Nessuno dei bambini che cresce in queste tipologie familiari ha l’opportunità di imparare granché sulla rabbia: ovvero come ascoltarla; come gestirla, esprimerla o usarla in modo sano e funzionale. Per definizione tutti questi bambini stanno crescendo in una famiglia emotivamente negligente.

Inoltre, sia quando la rabbia è repressa sia quando viene ignorata, i bambini apprendono lo stesso tipo di messaggio: “Quando qualcosa ti sconvolge … Non parlarne”. Questo atteggiamento contribuisce a sviluppare famiglie passivo-aggressive.

Reprimere la rabbia è come spingere l’acqua verso il basso: da qualche parte deve pur andare, può penetrare sottoterra, o può andare appena sotto la superficie in attesa di traboccare. La rabbia quindi rimane lì in attesa di riemergere in qualche modo, probabilmente diretta a qualcuno. Il termine passivo-aggressivo indica infatti l’espressione indiretta della rabbia e del risentimento, alimentata da sentimenti che non sono espressi direttamente o che vengono comunicati in modo ambiguo.

Molti studi hanno evidenziato un legame significativo tra l’atteggiamento passivo-aggressivo dei genitori e problemi nei bambini di queste coppie genitoriali. Uno studio condotto da  Davies, Hentges, et al. nel 2016 per esempio ha dimostrato che i bambini che crescono in un ambiente simile sono più insicuri e tendono ad assumersi meno responsabilità. Sono inoltre più inclini a sviluppare depressione, ansia e ritiro sociale. Ciò che aggrava la situazione infine è che la maggior parte delle persone non è consapevole del proprio comportamento passivo-aggressivo.

A tal proposito, riportiamo di seguito 6 step per iniziare ad essere meno passivo-aggressivi in famiglia:

  • Accettate di provare rabbia: è normale e sano e se correttamente espressa e gestita può migliorare i vostri rapporti;
  • Aumentate la consapevolezza della rabbia, osservatela nelle altre persone e in voi stessi;
  • Leggete tutto ciò che potete riguardo all’assertività, ovvero a quella capacità che permette di esprimere correttamente la propria rabbia, evitando che l’altro si metta sulla difensiva;
  • Quando succede qualcosa che vi fa arrabbiare, prendete nota del sentimento, non evitatelo e imparate a tollerarlo..
  • Applicate ciò che avete imparato sull’assertività.
  • E quando qualcosa vi sconvolge o vi turba… Parlatene, parlatene, parlatene!

 

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