Il dolore emotivo che proviamo quando veniamo rifiutati può interferire negativamente anche con il nostro benessere psicologico più in generale. Il rifiuto infatti ha effetti non solo sulle nostre emozioni, ma anche sui nostri pensieri e comportamenti. Ecco alcuni esempi:
1. Studi di risonanza magnetica funzionale hanno mostrato come, quando sperimentiamo il rifiuto, si “accendano” nel cervello le stesse aree che sono coinvolte quando proviamo del dolore fisico. In realtà il rifiuto ha rappresentato una funzione vitale nella nostra evoluzione. Se il nostro discendente fosse stato ostracizzato dalla propria tribù infatti, il suo allontanamento avrebbe rappresentato una sorta di condanna a morte. Da solo non sarebbe sopravvissuto a lungo! Ecco perché, secondo gli psicologi evolutivi, il nostro cervello ha sviluppato un sistema di pre-allarme per allertarci quando siamo a rischio di esclusione. In questo modo infatti possiamo “correggere” il nostro comportamento, non essere più allontanati dalla nostra tribù e guadagnare così un vantaggio evolutivo. Questo spiegherebbe anche perché:
2. Riviviamo più vividamente l’esperienza del dolore sociale rispetto a quella del dolore fisico. La memoria da sola infatti non è in grado di elicitare il dolore fisico, ma se dovessimo provare a rivivere un’esperienza di rifiuto, saremmo inondati dagli stessi sentimenti che provavamo in quel preciso momento. Il nostro cervello dà una priorità alle esperienze di rifiuto, fondamentalmente perché siano “animali sociali che vivono in tribù”.
3. Il rifiuto destabilizza il nostro “bisogno di appartenenza” e proviamo un profondo dolore emotivo. Riavvicinarci a coloro che ci amano, ci accettano, con cui sentiamo forte affinità e che apprezziamo, ci permette di lenire il dolore emotivo provato. Sentirsi soli e rifiutati, ha un impatto anche sul nostro comportamento…
4. Il rifiuto crea ondate di rabbia e aggressività. Nel 2001 il Surgeon General degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto affermando che il rifiuto rappresenta un rischio maggiore per la violenza adolescenziale rispetto alla droga, la povertà, o l’appartenenza a bande. Sparatorie nelle scuole, la violenza contro le donne e lavoratori licenziati sono altri esempi del forte legame tra il rifiuto e l’aggressività. Tuttavia, gran parte della rabbia e dell’aggressività suscitata dal rifiuto è anche auto-diretta…
5. L’essere rifiutati mina infatti la nostra autostima: pensiamo di essere “in difetto”, “colpevoli” e inadeguati, ma ciò acuisce solo il nostro dolore emotivo rendendo più difficile reagire al rifiuto. Prima di incolpare se stessi, è bene infatti tenere a mente che…
6. Il rifiuto abbassa temporaneamente il nostro quoziente intellettivo. Uno studio ha dimostrato come basti chiedere a degli individui di ricordare una recente esperienza di rifiuto e sottoporli successivamente a dei test d’intelligenza, per ottenere punteggi significativamente inferiori, in particolare per quanto concerne la memoria a breve termine e le abilità di decision making. E’ un po’ come dire che il rifiuto non ci permette di essere mentalmente lucidi…
7. Il rifiuto non risponde alla ragione. In un esperimento, alcuni individui sono stati rifiutati da degli “estranei” che in realtà erano d’accordo con i ricercatori. Sorprendentemente, anche dopo aver spiegato ai partecipanti che gli estranei erano dei complici (e che quindi non li avevano in realtà rifiutati), ciò non alleviava il dolore emotivo provato.
Nonostante il forte impatto del rifiuto è tuttavia possibile alleviare le ferite inflitte dall’esperienza del rifiuto, questi processi non sono sempre facili da compiere, se una persona ha sperimentato il rifiuto fin dall’infanzia si può trovare in difficoltà nel gestire le relazioni, i distacchi e i momenti di disaccordo e di allontanamento emotivo. Per affrontare le ferite causate dal rifiuto in modo efficace dobbiamo affrontare nel tempo ciascuna delle nostre difficoltà psicologiche, ad esempio: lenire il nostro dolore emotivo, ridurre la nostra rabbia e aggressività, proteggere la nostra autostima e stabilizzare il nostro bisogno di appartenenza.