In altre occasioni, abbiamo affrontato il tema dell’autostima, ovvero di come ci valutiamo come persone, ma c’è un’altra importante dimensione che influenza – in positivo o in negativo – il nostro benessere psicofisico: l’autoefficacia.
L’autoefficacia è la percezione della propria capacità di affrontare situazioni specifiche, è quindi una valutazione più circoscritta ad alcune nostre abilità e si riferisce a precisi contesti. In particolare coinvolge le convinzioni circa le proprie capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati.
Quando ci convinciamo di non riuscire a farcela, c’è il rischio che questa valutazione diventi per noi una verità immodificabile e incida moltissimo sul nostro modo di approcciare le situazioni. Se pensiamo di non poter gestire un compito probabilmente partiremo sfiduciati, svogliati e senza accorgercene andremo ad aumentare le probabilità di sbagliare o fallire. Questo perché la nostra autoefficacia – oltre che sulla nostra motivazione – incide sul nostro impegno, sullo sforzo che siamo pronti a sostenere e sulla nostra persistenza… tutte leve fondamentali per arrivare a una buona prestazione.
In genere, formiamo il nostro senso di autoefficacia basandoci sulle spiegazioni che diamo ai nostri fallimenti, ovvero se li attribuiamo a cause controllabili (la strategia che abbiamo usato, quante risorse vi abbiamo dedicato, etc) o incontrollabili (come il destino, la sfortuna, un professore/capo che non ci sopporta, etc). O, ancora, queste cause possono essere interne a noi, o esterne (legate quindi alla situazione); specifiche o globali – ovvero attribuisco l’esito a fattori specifici della situazione o a generali del mondo; infine posso reputare quella causa temporanea o permanente.
Le convinzioni relative all’autoefficacia influenzano infatti in modo ampio e profondo le nostre motivazioni, come la selezione degli obiettivi in cui impegnarsi, quanto sforzo e persistenza dedicarci, con quali emozioni accompagnare quel processo e come fronteggiare lo stress ed eventuali delusioni.
Se penso che la causa dei miei fallimenti dipenda interamente da me, non può cambiare e riguarda diversi aspetti/competenze (ad esempio se ci diciamo “non ci riesco perché sono stupido”) e allo stesso tempo ritengo che i miei successi siano sempre dovuti a fattori esterni (il caso, altre persone benevole) che non posso controllare e che possono quindi variare, potrei sviluppare un forte senso di inadeguatezza e impotenza, dannoso non solo per la mia autoefficacia, ma anche per la mia autostima e il mio umore che rischia di deprimersi.
E’ soprattutto l’aspetto dell’incontrollabilità che mina il nostro benessere, in quanto esperienze di questo tipo diminuiscono la motivazione delle persone ad attivare nuovi comportamenti e ritentare ad affrontare alcune minacce ed eventi nocivi, inoltre rendono difficile acquisire nuove informazioni e abilità poiché la persona è convinta di non essere capace. Infine quando un soggetto apprende che non può controllare eventi negativi, la paura iniziale svanisce e viene sostituita da frustrazione e a volte anche da sintomi depressivi (ad esempio ci si può vergognare di sé e sentirsi impotenti).
E’ dunque importante prestare molta attenzione al proprio senso di autoefficacia e interrogarsi approfonditamente su quelle che sono le potenziali cause dei nostri successi e dei nostri fallimenti, al fine di sviluppare strategie via via sempre più pertinenti e funzionali al contesto che stiamo vivendo e arrivare a dirsi “ce la posso fare…se capisco come!” In questo modo la nostra autoefficacia è destinata a crescere!