L’adolescenza è un periodo complesso, caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, emotivi e psicologici. In questa fase delicata, molti giovani sperimentano difficoltà nel gestire le proprie emozioni, trovandosi talvolta a provare sentimenti di ansia, depressione o inadeguatezza. Una delle risposte a questo malessere interiore può essere l’autolesionismo, un fenomeno in crescita tra i ragazzi e le ragazze che spesso si trovano a soffrire in silenzio. Vediamo quali sono le cause, i segnali da non sottovalutare e come intervenire per offrire supporto ai giovani in difficoltà.

Che cos’è l’autolesionismo?

L’autolesionismo è l’atto di infliggersi volontariamente delle ferite o dei danni fisici, senza l’intento di porre fine alla propria vita. È un fenomeno che colpisce il 6% della popolazione adulta e oltre il 15% degli adolescenti.

Le forme più comuni di autolesionismo includono il tagliarsi, bruciarsi, graffiarsi, colpirsi, mordersi o strapparsi i capelli. Questi comportamenti non sono necessariamente dovuti a un desiderio di togliersi la vita, ma per molti adolescenti, l’autolesionismo rappresenta un modo per alleggerire il dolore psicologico che stanno vivendo. Non si tratta di una richiesta di attenzione, ma di un modo per i giovani di gestire o esprimere emozioni che non riescono a controllare o comprendere. È una sorta di meccanismo di fronteggiamento del dolore psicologico che, seppur dannoso, sembra offrire un sollievo temporaneo.

Come compare l’autolesionismo e quali sono le cause?

L’autolesionismo non è un comportamento che compare all’improvviso, ma è spesso il risultato di un accumulo di tensioni emotive e di difficoltà non espresse. Le cause possono essere molteplici e variano da individuo a individuo:

  • Difficoltà a comunicare i propri sentimenti: molti adolescenti faticano a trovare le parole per esprimere le proprie emozioni, vedendo così l’autolesionismo come un modo per esternare il dolore interno;
  • Isolamento emotivo: la sensazione di solitudine o il non sentirsi compresi possono spingere i giovani a cercare un modo di affrontare le proprie sofferenze da soli, spesso attraverso comportamenti autolesivi;
  • Pressioni sociali o scolastiche: che spesso possono generare un senso di inadeguatezza;
  • Bassa autostima: una percezione negativa di sé stessi può alimentare sentimenti di insoddisfazione e inutilità, portando l’adolescente a punire il proprio corpo;
  • Esperienze di bullismo o abusi: le esperienze traumatiche possono lasciare cicatrici profonde, sia fisiche che emotive, spingendo così a trovare un modo per gestire il dolore;
  • Traumi passati: se non risolti, possono riemergere sotto forma di comportamenti autolesivi.

L’autolesionismo è un fenomeno complesso, che ha moltissimi significati. Comprendere queste motivazioni è fondamentale per poter intervenire in modo efficace e fornire l’aiuto necessario ai giovani che ne hanno bisogno.

I segnali da non sottovalutare: come accorgersi dei comportamenti autolesivi?

Riconoscere i segnali dell’autolesionismo non è sempre facile, poiché molti adolescenti cercano di nascondere le loro ferite per paura del giudizio o di essere fraintesi. Tuttavia, esistono alcuni indicatori che possono suggerire la presenza di questo comportamento:

  • Cambiamenti improvvisi nell’umore;
  • Isolamento sociale;
  • Cambiamenti nelle abitudini alimentari;
  • Uso di sostanze;
  • Declino delle prestazioni scolastiche;
  • Disturbi del sonno;
  • Eccessiva attenzione a coprire determinate parti del corpo;
  • Aumento di riservatezza o segretezza;
  • Presenza di tagli, lividi o ustioni inspiegabili.

Riconoscere questi segnali in modo tempestivo è fondamentale per intervenire e offrire il giusto supporto. Ignorarli o sottovalutarli potrebbe aggravare il problema, aumentando il rischio per la salute fisica e mentale dell’adolescente.

Come i genitori possono intervenire e affrontare l’autolesionismo?

Quando si scopre che un adolescente si autolesiona, la reazione immediata di shock o panico è comprensibile, ma non sempre utile. Affrontare l’autolesionismo richiede, infatti, un approccio delicato e ben ponderato. Alcuni consigli utili potrebbero essere:

  • Rimanere calmi e non giudicare: la prima reazione deve essere di comprensione e calma, perché giudicare o reagire in modo eccessivo potrebbe spaventare e mettere ulteriormente a disagio la persona;
  • Dare la priorità all’ascolto: senza interrompere o minimizzare le emozioni, in modo tale da creare uno spazio sicuro in cui il giovane si senta libero di esprimere i propri sentimenti;
  • Offrire supporto emotivo: mostrando empatia e facendo capire all’adolescente che non è solo nella sua sofferenza e che si può trovare un modo per alleviare parte del suo dolore;
  • Insegnare delle strategie di coping alternative: trovando metodi più sani per gestire lo stress e le emozioni difficili, riducendo così la dipendenza dall’autolesionismo e trasmettendo l’idea che chiedere aiuto è un atto di coraggio e non di debolezza;
  • Rivolgersi a un professionista: se necessario, cercare l’aiuto di uno psicologo specializzato che possa monitorare e offrire un supporto continuo al giovane.

Come il CentroMoses può aiutarti?

L’autolesionismo è una questione seria che richiede attenzione e intervento specializzato. Riconoscere i segnali e agire in modo tempestivo è essenziale per aiutare i giovani a superare le loro difficoltà e a trovare modi più sani per affrontare il dolore.

Al CentroMoses, offriamo un supporto completo e personalizzato per affrontare l’autolesionismo e le difficoltà emotive degli adolescenti. I nostri professionisti esperti sono pronti ad accogliere i ragazzi in un ambiente sicuro e non giudicante, offrendo consulenze individuali, supporto psicologico e strategie di coping efficaci.

Se sospetti che qualcuno a te vicino stia affrontando difficoltà o se hai bisogno di assistenza per te stesso/a, contattaci.

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