Si puliscono le mani, molte volte di seguito. Accendono e spengono gli interruttori, più e più volte. Controllano e ricontrollano se hanno chiuso il gas. Nessuno sa esattamente cosa spinga le persone con disturbo ossessivo-compulsivo a fare quello che fanno, anche quando sono pienamente consapevoli che non dovrebbero farlo e che ciò interferisce con la loro qualità di vita. Ma una nuova analisi delle scansioni cerebrali ha individuato le aree e i processi specifici del cervello collegati a questi comportamenti ripetitivi.
I ricercatori dell’Università del Michigan hanno riunito i dati di diverse ricerche in una meta-analisi pubblicata in Biological Psychiatry. “Questi risultati mostrano che, nel Disturbo Ossessivo-Copulsivo (DOC), il cervello risponde troppo agli errori, e troppo poco per inibirli”, afferma Luke Norman, Ph.D., autore principale del nuovo studio. “Combinando i dati di dieci studi e quasi 500 pazienti e volontari sani, abbiamo potuto vedere come i circuiti cerebrali ipotizzati per essere cruciali per il disturbo ossessivo compulsivo siano effettivamente coinvolti nel disturbo”, dice.
Secondo Fitzgerald –ricercatore che sta conducendo una sperimentazione clinica per testare l’efficacia di sessioni di terapia mirate per il trattamento dei sintomi del DOC – questa analisi mostra che l’elaborazione dell’errore e il controllo inibitorio sono entrambi processi importanti che sono alterati nelle persone con questo disturbo.
Nel loro articolo, i ricercatori si concentrano sulla rete cingulo-opercolare. Normalmente questa zona agisce come un monitor per gli errori o la potenziale necessità di fermare un’azione. I dati delle scansioni cerebrali sono stati raccolti quando ai pazienti con DOC e alle persone sane è stato chiesto di svolgere determinati compiti.
Dalle analisi dei dati è emerso che, rispetto ai volontari sani, le persone con DOC hanno avuto molta più attività nelle specifiche aree cerebrali coinvolte nel riconoscere che stavano commettendo un errore, ma meno attività nelle aree che potrebbero aiutarle a fermarsi.
Queste differenze nell’attività cerebrale tuttavia non sappiamo se rappresentano la causa, o l’effetto di avere un DOC, ma suggeriscono che i pazienti con DOC possono avere un collegamento “inefficiente” tra il sistema cerebrale che collega la loro capacità di riconoscere gli errori e il sistema che governa la loro capacità di fare qualcosa per interrompere questi errori/azioni.
Nelle sessioni di terapia cognitivo-comportamentale per il DOC, si lavora proprio per aiutare i pazienti a identificare, affrontare e resistere alle loro compulsioni.
Il disturbo ossessivo compulsivo era una volta classificato come disturbo d’ansia, oggi è visto come una malattia mentale separata. L’ansia infatti che molti pazienti affetti da DOC provano è un effetto secondario della loro condizione, causata dal riconoscere che i loro comportamenti ripetitivi non sono necessari ma tuttavia non possono fare a meno di farli. Attualmente è attivo uno studio che sta reclutando adolescenti e adulti fino a 45 anni con DOC, e adolescenti e adulti sani. Tale ricerca prevede due scansioni e 12 settimane di terapia tra la prima e l’ultima scansione.
Fitzgerald ha notato che attraverso la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva – recentemente approvata dalla Food and Drug Administration per trattare il DOC – si è in grado di focalizzare i campi magnetici su specifiche aree del cervello.
Per i casi gravi di DOC, questa tecnica nell’ultimo decennio rappresenta un’opzione di trattamento. In questi casi, i neurochirurghi o disconnettono determinate aree del cervello l’una dall’altra oppure inseriscono una sonda permanente che può stimolare l’attività in una particolare area cerebrale. Gli autori di questo studio invitano quindi i neurochirurghi a considerare le nuove scoperte sul ruolo delle aree cerebrali coinvolte nella rete cingulo-opercolare sia nel controllo inibitorio che nell’elaborazione degli errori.
È importante sottolineare e non dimenticare che il DOC è un condizione medica e la persona affetta non ne ha nessuna colpa. Attraverso l’imaging cerebrale possiamo studiarlo approfonditamente e usare queste informazioni per migliorare la cura e la vita delle persone con DOC.
Articolo tratto da https://neurosciencenews.com/ocd-neurobiology-10272/